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L’invasione della nutria in Italia. Come allontanarla senza farle del male

La nutria (Myocastor coypus), chiamata anche castorino, è un mammifero roditore originario del Sud America, ama molto l’acqua e si ciba prevalentemente di vegetali.

Molti la definiscono un “topaccio gigante“, effettivamente la sua fisionomia può trarre in inganno e farla sembrare un grosso ratto, ma ad essere sinceri assomiglia più al simpatico castoro, almeno nell’aspetto.

Le nutrie hanno un’indole piuttosto docile e non sono aggressive

Appartenente alla famiglia dei roditori, la nutria è originaria del Sud e Centro America, ma da quando la sua pelliccia fu utilizzata nell’industria dei pellami e pelli da pellicceria, essa è stata accidentalmente introdotta nel nostro habitat nel quale si è rapidamente diffusa, ed oggi la possiamo incontrare in diversi paesi europei, tra cui l’Italia.

Tutto ciò grazie alla sua grande capacità di adattamento, alle potenzialità riproduttive e alla resistenza fisica, infatti, pochi esemplari di nutria fuggiti dagli allevamenti o incautamente liberati in natura sono sufficienti per colonizzare un’area di vaste proporzioni, intorno a fiumi, laghi e zone umide, dove si insedia con un impatto ambientale non da poco.

La nutria in Italia. Come allontanarla senza farle del male

Nutria

 

L’habitat della Nutria

Le nutrie sono delle abili nuotatrici e non solo, infatti, esse possono resistere anche più di cinque minuti sott’acqua trattenendo il respiro.

La nutria è un roditore che predilige gli ambienti semi-acquatici, trascorrendo gran parte del tempo in acqua, dove si muove rapidamente e con agilità grazie alla robuste zampe palmate.

Le aree che presentano le condizioni ottimali per la proliferazione di questa specie sono gli ambienti deltizi e palustri caratterizzati da una fitta rete di canali intercomunicanti, che gli animali utilizzano per spostarsi e per colonizzare nuove aree.

La cosiddetta “castorina” vive anche in prossimità di fiumi e canali irrigui, lungo le sponde di laghi e paludi, ove sia presente la tipica vegetazione palustre. 

L’invasione della nutria in Italia.

nutria foto

 

La nutria fece la sua apparizione in Italia all’inizio degli anni Venti del ventesimo secolo, fu introdotta per la prima volta in Piemonte, dove venne utilizzata nella “produzione” di pellicce.

Gli anni venti videro la nascita di un florido mercato di pellicce di “castorino”, ma, ahimè tutte le cose hanno la loro fine – in questo caso per fortuna – ma quando il settore entrò in crisi e le aziende iniziarono a chiudere, anziché trovare un modo politically correct – probabilmente perchè troppo oneroso –  per dare la giusta sistemazione degli animali ancora in vita, non pensarono ad altra soluzione che disfarsi delle Nutrie liberandole in natura, infischiandosene dei danni che, la determinazione e la capacità di adattamento e di sopravvivenza delle nutrie, avrebbero causato entrando in un ecosistema non pronto alla loro invasione, infatti, nel suo habitat naturale, il centro e il sud America, vi sono predatori naturali che non ne consentono una larga diffusione, mentre in Europa no.

E così è stato, infatti, attualmente la nutria è molto diffusa, prevalentemente nel centro e nel nord Italia, ed è anche, seppur in modo limitato, al Sud Italia e nelle isole.

La nutria può moltiplicarsi a dismisura, soprattutto in assenza di predatori. La femmina, raggiunge la maturità sessuale tra i 3 e gli 8 mesi e sono in grado di riprodursi durante tutto l’anno con picchi tra maggio e novembre.

La gestazione dura mediamente 132 giorni e la prole è composta da 1 fino a 9 piccoli.

Le accuse alla nutria

La nutria è diventata, nel corso del tempo, in alcune zone d’Italia un animale davvero scomodo, infatti, si tenta ma con scarso successo, di eliminarla.

A causa della sua enorme voracità la nutria minaccia, oltre che la fauna acquatica, anche e prevalentemente le colture di barbabietole da zucchero, mais e patate.

Non solo danni alle coltivazioni e alla fauna, tra le tante accuse mosse alla nutria c’è anche quella di essere veicolo di contagio, dopo che alcuni esemplari sono stati trovati positivi al virus della leptospirosi nota anche come febbre da campo, febbre dei sette giorni, febbre autunnale, febbre dei porcai o febbre pretibiale.

C’è da ribadire però, che gli esperti del Ministero dell’Ambiente escludono che la Nutria possa essere vista come un importante veicolo di diffusione di tale malattia e che il suo ruolo epidemiologico, quale diffusore ambientale dell’infezione, è da ritenersi assolutamente secondario ed occasionale.

Stante ai dati relativi alla percentuale di indennizzi causati dagli impatti della fauna selvatica in agricoltura, la nutria influisce soltanto per un 5% sugli indennizzi erogati per indennizzare i danni alle colture, mentre, il fagiano ad esempio, causa danni maggiori, infatti, gli indennizzi erogati a causa loro sono pari al 15%. 

Caccia alla nutria

nutrie

 

In Italia varie volte in passato, emanando leggi ad hoc, si è tentato di porre rimedio e arginare la vasta diffusione della nutria, soprattutto mediante il loro sistematico abbattimento, con risultati davvero infruttuosi, fino a quando, con la Legge 157/92, non le è stato assegnato lo status di specie naturalizzata e quindi non più cacciabile.

Nel 2014 i direttori generali del Ministero della Salute e delle Politiche Agricole emanarono, infischiandosene di quello che prevedeva la legge 157/92, una circolare che legalizzava lo sterminio e la tortura delle nutrie, anche all’interno delle aree protette e al di fuori del periodo di caccia.

Nel febbraio del 2016, tali ordinanze, furono revocate in quanto giudicate illegittime.

Allo stato attuale, sono in corso progetti di controllo delle colonie di nutrie mediante la sterilizzazione, attraverso il controllo delle nascite si dovrebbe riuscire finalmente a porre un argine alla proliferazione di questo animale senza dover ricorrere all’abbattimento.

Come allontanare le nutrie

Allontanare le nutrie, senza farle del male, non è un compito facile.

Esistono in commercio alcune soluzioni più o meno efficaci.

In primis è possibile acquistare dei dissuasori e repellenti naturali in grado di allontanare la nutria dal proprio orto. Questi repellenti, dal costo non proprio agevole, sono indicati solo per il trattamento del piccolo appezzamento di terreno, il classico orticello.

Repellente Naturale per allontanare Nutrie

Uno dei prodotti che vi consigliamo si chiama “Allontana e Disabitua Nutrie”, sono cubetti in gel pratici da usare, abbastanza duraturi e sviluppati per resistere all’acqua e all’umidità.

All’interno dei cubetti vi è contenuta una miscela di essenze naturali (non veleni) sgradite alla Nutria, grazie a questo prodotto sarà possibile allontanare il “castorino” dall’orto.

Il prodotto è innocuo per persone, animali e piante e non arreca danno all’ambiente se usato correttamente.

Una valida alternativa potrebbe essere il Repellente naturale AXEL, nato allo scopo di allontanare i rettili ma parrebbe essere efficace anche con talpe e nutrie.

Curiosità sulla Nutria

C’è anche chi la mangia, infatti, la Nutria in umido è un piatto molto apprezzato in Sud America e anche in alcune zone degli Stati Uniti, tanto da trovarla anche nei menù dei ristoranti.

Nonostante la sua somiglianza ai topi, come abbiamo detto la Nutria fa parte della famiglia dei castori ed è commestibile.

La carne di nutria si potrebbe mangiare anche in Italia, infatti, secondo due circolari, per le quali non risulta alcun dispositivo di abrogazione, quindi sono da ritenere ancora applicabili,  la n. 17 del 20 gennaio 1959 e la n. 144 del dicembre 1959, l’Alto Commissariato per l’Igiene e la Sanità Pubblica presso il Ministero degli Interni (il Ministero della Sanità non era ancora stato istituito) fu liberalizzato l’utilizzo delle carni di castorino, a patto che le stesse fossero «sottoposte a vigilanza veterinaria, messe in vendita ad animale intero e individuate con apposito bollino a cura dell’allevatore».

La Nutria addomesticata